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VÓTO (VÒTO)
agg. e s.m.
Vuoto, che non contiene nulla o quasi. Anche senza persone (quella casa è vota nel senso di ‘disabitata’). (Pennacchi: Il Togno e la Garfagnana moderna, 90: “… alle polle bicchieri d’i gelati, / scatole vote e piatti di carton”). Impiegato come sost. indica anche la bottiglia, il fiasco del vino, una volta esaurito il contenuto (Santini, Lo zezzoron, 20: “Un quintal di quel vin, creda, nungosta, / gnanco col voto, i soldi dell’imposta”). Battaglia, XXI, 1030 propone una derivazione dal lat. volg. vocitus per vacitus, part. pass. di vacere per vacare. Mestica, 2087 concorda, affermando tuttavia che potrebbe anche trattarsi di una sincope di vuotato in garf. voto (e – se consideriamo solo l’agg. – tale tesi sembra particolarmente condivisibile per il dialetto garf. dove è comune impiegare – per i verbi della prima coniugazione – il part. pass. con la desinenza . anziché ato(ho levo, ho mangio, ho lavo).