Dizionario garfagnino

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VÈRO 1

s.m.

Boleto satana. Fungo del genere dei boleti, molto più conosciuto in Garfagnana con il termine guero(ved. supra). Lenzi lo definisce “velenoso, ma non mortale”. Qui ne trattiamo nuovamente sia per la sua diffusione nei boschi della Garfagnana, dove molti sono i fungaioli (esperti e non), sia e per gli effetti prodotti dalla sua ingestione, che è bene siano conosciuti, riportandoci a quanto contenuto nel libro di A. Guillaumin, F. Moreau, C. Moreau, Mondo Verde: “Quantunque il termine Satana, che il micologo tedesco Lenz ha aggiunto in maniera ormai indissolubile al fungo, non ispiri grande fiducia e nonostante il cappello biancastro, i pori rossi, il gambo grosso e soprattutto il colore bluastro che assume la sua carne quando viene spezzato, gli conferiscano un aspetto poco rassicurante, la diffidenza che ispira è molto esagerata. La sua commestibilità è controversa; alcuni lo mangiano impunemente quando è giovane e ben cotto. Per chi ha lo stomaco delicato e per i bambini, questo fungo non è indicato perché può causare disturbi intestinali; anche i sofferenti di fegato sembra ne risentano danno. In conclusione il boleto Satana va escluso dall’alimentazione, almeno finché non si sarà effettivamente stabilito il suo effettivo valore commestibile”. Etimologicamente potrebbe ricollegarsi a ‘verro’, grosso maiale da riproduzione (ved. voce seguente) come termine dispregiativo, nel senso che il porcino malefico potrebbe essere considerato alla stregua di un maiale: si tratta tuttavia di una tesi personale, priva di riscontro probatorio esauriente, basata sulla considerazione che vero può derivare da ‘verro’ che significa ‘maiale’, come ‘porco’, alla base di ‘porcino’, accostamento abbastanza strano data la grande bontà dei porcini.