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VÀNTO
s.m.
Primato, merito, pregio (Ho mangio quella della Rosa: è bona, ma quella che fa la Maria del Giovanni è mejo: è lei che ha il vanto della mejo pasimata del paese). Il vocabolo indica anche una dote, un riconoscimento di cui si possa andar fieri, di cui ci si possa vantare con gli altri: in una befanata di questua riportata da Lorenza Rossi, 98 si dice: “in ossequio ed in tributo / v’auguriam d’onori i vanti”. La parola vanto come ‘primato’ si trova anche in Bonini che–parlando dell’usignolo nella poesia Similitudine, 79 – dice:”Iltu’bel canto a tutti è grato/a tutti fa piacé/perché tra i fistiatori porti il vanto/e nessun sa canta’ mejo di te”. Ricordiamo anche la poesia I Cantamaggio su ‘La Garfagnana ~ Sentinella Apuana’, giugno 1933, n° 26 (riportata da Lorenza Rossi, 169): “Fra i cantamaggio della Garfagnana/quelli di Petrognan portano il vanto/di saper manovrar la durlindana/per bellezza di gesti e per il canto”.