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TÚLLORE
s.f. plur.
Castagne secche cotte in acqua e/o latte. Adriana Gallesi nel suo I mangiari di una volta in Garfagnana,13 ne illustra così la ricetta: “Occorre mollare le castagne secche per due ore nell’acqua perché perdano la pecchia; metterle quindi a bollire a fuoco lento con acqua, latte e foglie di alloro per due ore. Si servono calde o fredde con il latte”. Quanto all’etimologia della parola trascriviamo fedelmente dal Dizionario di Cortellazzo-Marcato, 447, 448: “Voce di etimo incerto; tale la considera anche il Diz. Etimol. Italiano, che menziona anche un pisano tullore ‘vivande in uso la vigilia di Natale’. I predetti autori non tengono conto di una forma lucchese tillore registrata da Nieri, variante di tiglioree tiglie e, come tale, equivalente al dialettale tiglia ‘la parte della canapa conciata che si fila per farne tela’: si dovrebbe forse intendere che le castagne lessate sono “acconciate” e diventano, in tal modo, morbide”. La prima spiegazione ci sembra più convincente, per quanto il consumo delle tullore non sia limitato alla Vigilia di Natale.