Dizionario garfagnino

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SCAMPANÀTA

s.f.

La parola, presente in italiano con il significato di ‘lungo e festoso suonare di campane’ (accezione non ignota al dialetto garf.), ha nel vernacolo un significato particolare e allude ad una gazzarra popolare di gente chiassosa, accompagnata da musica estemporanea, ottenuta percuotendo dei recipienti di latta con un martello, o qualcosa di simile, fatta ad una persona che, rimasta vedova, si risposi. Bonini, 93 ha scritto una poesia con questo titolo, prima usando parole di bonario compatimento e poi concludendo con il consueto sottinteso umoristico, un po’ licenzioso. Il componimento è annotato da Gian Mirola, che scrive in proposito: “Il popolo le chiama scampanate, o stamburate, ma tanto le campane come i tamburi, in questa usanza c’entrano poco o niente. È frastuono fatto con tegole, pentole vecchie, barattoli, pezzi di tavolo battuti insieme, in omaggio al vedovo o alla vedova che riconvola a nozze; un modo come un altro per esprimere soddisfazione e auguri ai novelli sposi; i quali, quando saranno stufi di tale improvvisata bolgia di rumore in loro onore, non avranno che da aprire la porta e offrire a tutti fichi secchi, noci, noccioline e vino”. Il vocabolo è presente con tale accezione (sia pure non primaria) anche nel Dizionario del Battaglia (XVII, 789). Chiara la radice di ‘campana’ dal tardo lat. campana ‘conca di bronzo’: così il Diz. Etimol. Rusconi, 177 che aggiunge come l’origine del vocabolo è vasa campana ‘conche di bronzo della Campania’ con riferimento alla regione che per prima costruì le campane.