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PRÒPIO
agg. e avv.
Proprio, veramente, precisamente (’Un sape’propio nulla”). È usato anche come agg. per indicare appartenenza (la propia roba; i propi interessi). Il vocabolo è frequentissimo in Pennacchi (Ji spicciuli, 18; Mezzo sogno di una notte di Capodanno, 19; Le prumesse, 23; Il Togno e i plifferi, 46), in Bonini (Mia lassa’ i chiodi ne’ buchi vecchi, 18; I becuri, 34; Gnanco i vecchi ci credin più, 66) ed anche in Santini (Lo zezzoron, 17; L’aeroplano a reazione, 62). Mestica, 1289 propone una derivazione dal lat. proprius, affine a prope ‘vicino’; Borgonovo-Torelli, 225 e Passerini Tosi, 1178 ritengono invece la parola riconducibile a pro privo ‘a titolo privato’; Battaglia XIV, 675 fonde entrambe le tesi, ricollegando il termine a proprius, a sua volta derivante da pro privo.