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PIÚ
avv. e s.m.
Si usa spesso unito agli articoli determinativi e seguito da un agg. per indicare persona o cosa che supera gli altri consimili in qualche precisa caratteristica (il più bello, il più bon). Tipica costruzione del dialetto garf. è quella di anteporlo non solo ad un agg. ma anche ad un sost. o ad una proposizione retta da ‘che’ (il Piero è il più cliente del mi’ negozio; portimi le più cose che poi; il più che mi piace è lo sformato di cardoni). (Pennacchi, I du’ soci, 65: “Il Magazzini era il più che parlava”. Santini, La Centrale elettrica, 16: “Però la più sorpresa sorprendente...”). Dal lat. plus.