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PÀTTA
s.f.
Aferesi di ‘epatta’ che Passerini Tosi, 528 definisce “gli undici giorni aggiunti all’anno lunare per eguagliarlo a quello solare”. Ivo Poli, 115 sggg. fornisce opportuni chiarimenti in proposito, osservando che “si tratta di un numero fisso che serviva per conoscere in che fase si trovava la Luna ogni giorno dell’anno”. Oggi a stabilire ciò provvedono la televisione, la radio, i calendari e gli orologi llunari, ma – fino alla metà del secolo scorso – non era così. D’altra parte la conoscenza di tale dato era fondamentale, soprattutto per gli agricoltori, anche perché le operazioni relative alla loro attività (semina, raqccolto, taglio, innesti, travasi ecc., ) erano (e sono) strettamente legati alle fasi lunari, in particolare alla Luna calante. L’esperienza e la tradizione collegavano poi le varie operazioni agricole ai santi del calendario, la cui ricorrenza era ovviamente fissa, mentre la corrispondente fase della Luna mutava ogni anno. Ecco allora la necessità di conoscere se nella data della celebrazione del santo cui era tradizionalmente legata una determinata attività agricola (la semina, il raccolto ecc.) la Luna fosse nella fase giusta. Sapendo calcolare (conta’ ) la ‘patta’– cosa che si faceva normalmente il primo gennaio – i contadini conoscevano in quale fase si trovasse la Luna in qualsiasi giorno dell’anno, comportandosi di conseguenza (cioè anticipando o tardando le varie incombenze del loro.).Dal gr.epactè hemèra ‘giorno intercalare, da cui il lat. epacta ‘epatta’ (Passerini Tosi, op. (loc. ult. cit.).