Dizionario garfagnino

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MACCHERÓNE

s.m.

Impiegato generalmente al plur. iIndica un tipo di pasta da condire previa lessatura; ogni regione italiana si può dire identifichi con questo termine una pasta diversa. Forse l’accezione più corretta consiste nel ricondurli alle ‘fettuccine’, ma si trovano qualificati con tale vocabolo altri tipi di pasta, dai ‘vermicelli’ agli ‘spaghetti’, dagli ‘ziti’ alle ‘pappardelle’, dai ‘tortiglioni’ ai ‘rigatoni’. In Garfagnana con questa espressione si allude ad una pasta fatta in casa con acqua e farina (e talvolta con le uova), impastata con le mani e quindi stesa con il matterello (o con l’apposita macchina) in modo da ottenere grandi strisce che vengono poi strappate e buttate nel paiolo (rectius nel lavezzo) quando l’acqua bolle. Si condiscono normalmente con il ragù di carne o di funghi, irrorandoli di formaggio grattugiato. Comune è l’espressione, non solo garfagnina, casca’ come il cagio sui maccheroni per indicare una cosa che giunga a proposito o che accompagni perfettamente un’altra. L’etimo è incerto: per alcuni deriva dal gr. makàira ‘coltello’ (Mestica, 886) ovvero da makària ‘piatto di brodo con orzo mondato’; per altri (Passerini Tosi, 865) da macco ‘vivanda grossolana, rustica’; Borgonovo-Torelli, 162 escludono un’origine lat. (e ancor più greca) della parola che fanno risalire ad un antico italiano di probabile derivazione napoletana maccare (affine ad ‘ammaccare’ perché la farina si ottiene ‘pestando’ il grano duro) da cui sarebbe derivato maccherone nel significato di ‘impasto grossolano’. A sostegno di detta tesi scomodano fin Teofilo Folengo che, per spiegare la grossolanità e la rozzezza della poesia maccheronica, chiarisce che essa deve essere “un impasto grasso, grossolano e ruvido, come, appunto, i maccheroni”. Sull’etimologia di questa parola si dilunga il Diz. Etimol. Rusconi, 591: premessa una derivazione dall’italiano arcaico macco ‘fave bollite e ridotte in farina’, gli autori di quest’opera riferiscono che, secondo alcuni si tratta di voce onomatopeica, secondo altri, da ricollegarsi invece a Maccus, personaggio delle Atellane, caratterizzato da grosse mascelle; da cui ‘maccherone’ che in origine significava ‘cibo pesante, che grava sullo stomaco, una sorta di ‘gnocco’. L’affinità con il gr. makàrios (beato, in origine ‘brodo di orzo’) ha fatto ipotizzare che fosse una vivanda tipica specialmente dei banchetti funebri. L’attestazione più antica (1401) del termine è nel soprannome di un Mari qui dicitur mackarone, ma come nome di vivanda compare in Acta B. Guillelmi Eremit. Per chi intendesse approfondire l’argomento nei suoi vari aspetti, segnaliamo un articolo apparso su “La Pania” periodico del Comune di Molazzana, n° 70, anno XIX, giugno 2006, pag. 6.