Dizionario garfagnino

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GHIANDÍNA

s.f.

Pedina, pallina numerata utilizzata per un rito propiziatorio per le anime dei morti, diffuso soprattutto nel Castiglionese ed a Corfino, di cui parla Lorenza Rossi, 133 in questi termini: “all’ingresso della Chiesa parrocchiale, su una tavola erano elencate e numerate novanta ‘intenzioni particolari’ (ad esempio ‘per le anime del Purgatorio’, ‘per i bambini’ eccetera). Il fedele, entrando nell’edificio sacro, estraeva dalla cassetta la ghiandinae recitava la preghiera, così soddisfacendo l’intenzione corrispondente al numero sorteggiato”. Per una migliore comprensione del vocabolo, si può precisare che la tavola dei numeri e delle intenzioni era corredata, alla base, di due bussolotti, due scatole aperte sulla parte superiore (non di rado con l’iscrizione rispettivamente Prendi e Posa o altre simili) dove erano contenute novanta palline (ghiandine). Il fedele ritirava una pallina dal bussolotto Prendi e recitava quindi la sua preghiera, sapendo che essa avrebbe suffragato le anime cui si riferiva l’intenzione riportata sulla tabella in corrispondenza del numero estratto, riponendo quindi, al termine dell’orazione, la pallina nel bussolotto Posa. Quando la cassettina Prendi era vuota, si riversavano in essa tutte le ghiandine della scatoletta Posa, dove ora, ovviamente, si trovavano tutte le novanta palline. Era un sistema semplice, ma efficace per consentire a tutte le anime di esser suffragate con la preghiera, indipendentemente dalle disponibilità economiche o dal numero dei parenti ed amici superstiti. Il vocabolo deriva dalla somiglianza della pallina numerata alla ‘ghianda’, e questa dal lat. glans.