Dizionario garfagnino

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FILISTÈO

s.m.

Uomo di corporatura robusta, individuo alto e grosso. Nieri, 76 riporta: “Era un tocco di filisteo grosso e traverso; parea cattivo perché aveva il muso brutto e accigliato; ma, a lasciallo stare, non dava noia a una mosca”. La parola ha un’etimologia dotta e riesce difficile spiegarne l’ingresso nel dialetto della Garfagnana, fino a non molto tempo fa abbastanza chiuso alle contaminazioni esterne. Infatti, secondo Battaglia, V, 995, il termine fu utilizzato nel XVII secolo dagli studenti tedeschi, in spregio dei loro avversari borghesi. I Filistei erano un antico popolo della Palestina – in guerra continua contro gli Ebrei – domato dal re David e sterminato da Sansone che fece crollare, con la forza delle braccia, il tempio del dio Dagon, seppellendoli sotto le sue rovine, ove rimase sepolto anche lui. Il Diz. Etimol. Rusconi, 394 – dopo aver precisato che la parola deriva dall’ebraico Pelishtim attraverso il gr. Phylisteim – sostanzialmente conferma che il vocabolo, nel senso di ‘conformista, persona gretta, meschina, pavida’ fu adottato nel XVII secolo dagli studenti tedeschi per scherno nei confronti dei borghesi. Risulta però difficile collegare il termine Filisteo a persona robusta, grande e grossa. Azzardiamo (ma è tesi personale, non suffragata da prove) che gli studenti tedeschi potrebbero aver ritenuto quel popolo palestinese composto da individui grandi e grossi, ma stolti, attribuendo dette caratteristiche ai loro avversari. .