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FÀLCIA
s.f.
Falce, strumento agricolo con un lungo manico di legno ed una lama ricurva, di ferro tagliente, impiegata per mietere il grano e tagliare fieno ed erba. A rigore quella che abbiamo descritto è più precisamente la ‘falce fienaia’ (in garfagnino frullana o fera ved. infra), poiché la falce, per così dire ‘comune’, è quella formata da un ferro curvato ad arco, tagliente verso l’interno ed infisso in un corto manico di legno, sovente indicata con il termine di falcetto o falcetta (ved. supra). Tuttavia nel linguaggio parlato assai spesso non si fanno sottilizzazioni e la frullana viene chiamata semplicemente falcia. Inoltre con quest’ultimo vocabolo si identifica, nell’iconografia popolare, l’attrezzo che reca in mano la Morte, certamente identificabile in una ‘falce fienaia’ (Pennacchi, La filusufia del Togno, 37: “Ma se il Padreterno dice che è finita /…/ passa la falcia che pareggia tutto / senza guardà né bello, ricco o brutto”). Il passaggio del vocabolo dalla terza alla prima declinazione, con mutamento vocalico della . finale in . (o in ia), si riscontra anche in altri casi (ved. infra funa, nocia, pulcia); è da rimarcare poi che non di rado, in questi casi, si sentiva il plur. in .: le falce, le fune. Dal lat. falcem acc. di falx‘falce’.