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DA’
trans.
Pres. indic. io do...noi diàm(diàn; pass. rem. io détti,(diédi), tu désti, egli détte (diéde,dié, déce), noi déttimo(démmo, raro dòmmo), voi déste, essi déttero(diédero, déttino, raro dònno). cong. pres. (che) io dia; imperf. (che) io déssi(dassi),…(che) noi déssimo(dàssimo,),… (che) essi déssero(dàssero, dàssino,, déssino); imperat. dà, dia, diàm, date, díano(díino); inf. da’.; part. pass.: dato (spesso datto). Il verbo non è diverso, per significato e impieghi, dall’italiano ‘dare’. Si riporta tuttavia per la singolarità della coniugazione e per sottolineare come sia verbo utilizzato dal dialetto (di sua natura tendente a semplificare) con grande frequenza, anche al posto di altri verbi, certamente più esatti e precisi, impiegati dalla lingua italiana con riferimento a circostanze e situazioni particolari; così da’ verrà usato al posto di ‘consegnare, trasferire, offrire, prestare, affidare, somministrare, porgere, vendere, fruttare’ ecc. Caratteristico è l’impiego del verbo da’nel significato di ‘colpire, far forza’ ed anche ‘sostenere, aiutare fisicamente qualcuno’ (cfr. Santini, Storia vera, 49 il quale racconta di un pettirosso che aveva fatto il nido nel buco di un castagno e qui un cuculo aveva deposto un suo uovo perché venisse covato dalla pettirossa. Ma, al momento di uscire dal nido e volar via, il cuculo, troppo grosso, non riusciva a passar dal buco; l’altro uccelletto allora aveva provato ad aiutarlo, ma invano… per cui, visti inutili i suoi sforzi con il becco, j deva anco cunl’ale). È caratteristico l’uso di da’nel senso di ‘rendersi conto, accorgersi di qualcosa’ – come addassi (ved. supra) – di cui abbiamo un esempio nel proverbio Chi è vecchio e ’un lo sa, alla salita se ne da’. Tipica è anche la locuzione idiomatica da’ di naso per la quale ved. infra alla voce naso. Semplice individuarne la derivazione etimologica dal lat. dare.