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CALÉNA
s.f.
Fuliggine, caligine, materiale nero lasciato dal fumo nella cappa di camini e stufe (Valiensi, Il cagio, 113: “All’ora giusta ... / attaccavino tutto alla catena / e attenti ch.un cascasse la calena / gli devino.na prima riscaldata”). La parola, comunissima in Garfagnana, è nota anche fuori dal territorio della valle (Nieri la riporta a pagina 43). Lenzi ricorda che la calena un tempo veniva usata anche come colorante per i tessuti. Devoto-Oli, 962 ne attestano l’impiego in passato quale prodotto farmaceutico. Come medicamento esterno veniva infatti impiegata contro la scabbia, la tigna, le piaghe scrofolose e le ulcere cancerose. Se ne faceva però anche un uso interno, quale vermifugo ed anti scrofoloso. Con essa si preparava un estratto, una tintura (con cloruro di ammonio e carbonato di potassio) ed uno spirito. Entrava anche nella preparazione delle ‘gocce amare di Baumé’. Oggi il suo impiego è completamente abbandonato. ‘Caligine’, probabile base del vocabolo garfagnino, deriva dal lat. caligo ‘nebbia densa’ e così può essere per il termine dialettale.