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BIASCICA’
trans.
Coniugato come i verbi in ca’. Pronunciar male le parole, parlare in modo poco comprensibile e, più spesso, ‘rigirare il cibo nella bocca cercando di ammorbidirlo con la lingua, le gengive, o la saliva; masticare in modo stentato e lento’. Mestica, 199 ne sottolinea la differenza con ‘biasciare’: quest’ultimo indicherebbe ‘il masticare di chi non ha denti, che si ravvolge il cibo in bocca e mangia male ed a stento’ mentre ‘biascicare’ sarebbe ‘il masticare svogliato, per mal vezzo, per vizio o per ripugnanza a mandar giù un cibo’; così, impiegando i verbi in senso figurato, diremo: “un vecchio sdentato biascia le parole di necessità; un giovane le biascica per svogliatezza ed anche per svenevolezza ridicola”. La precisazione, pur linguisticamente ineccepibile, sembra un tantino troppo meticolosa e non applicabile al dialetto garf. dove i due verbi presentano lo stesso significato (anche Devoto-Oli, 277 ritengono biasciare e biascicare sostanzialmente sinonimi). L’etimologia sembra onomatopeica, riconducendo al rumore di chi, privo di denti, rigira il cibo in bocca; per altri (Battaglia, II, 211, Passerini Tosi, 175) deriverebbe dal lat. blesiare da blesus ‘bleso’. Il Diz. Etimol. Rusconi, 136, dopo aver affermato l’origine onomatopeica del verbo, lo dichiara derivato dal lat. blassicare oppure da biversiare ‘girare di qua e di là’, riferito al cibo masticato.