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BENEDI’ (BINIDI’)
trans.
Dovrebbe venir coniugato come di’, ma – come accade anche per l’italiano – non è raro trovare all’imperfetto, anziché la forma corretta, la contrazione: io benedivo, tu benedivi, egli benediva (benedia), noi benedívamo (benedívímo), voi benedívate (benedívite, benedívito), essi benedívano (benedíivino). Analoga scorrettezza grammaticale può aversi al pass. rem. ove non sono rare le forme io benedii, tu benedisti, egli benedí, noi benedimmo, voi benediste, essi benedirono (benedìttero). Il part. pass. è benedetto (benedítto). Proteggere, consacrare, chiedere o invocare una benedizione da Dio, da Gesú, dalla Madonna o dai Santi (Il proposto verà diman a binidi’ le case; pan, ovo benedetto). Tipica è l’espressione (ricalcata sulla simile, italiana) manda’ qualcun a fassi binidi’, nel senso di ‘mandarlo via, mandarlo alla malora’ (Bonini, A chi mi lece, 17: “e se a qualcun qualcosa non va giù / che si ni vada a fassibinidi’ ”.)Evidente la derivazione dal latino benedicere.