Dizionario garfagnino

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BEFANÀTA

s.f.

Festa tradizionale popolare assai diffusa (specialmente in passato) in Garfagnana, celebrata la sera del 5 gennaio, allorché la gente dei vari paesi si recava di casa in casa, intonando canti (che, in particolare per le befanate organizzate degli abitanti dei paesi di Sassi ed Eglio, in Comune di Molazzana, ad un ritornello sempre uguale, aggiungevano una strofa personale per i vari abitanti) e chiedendo in cambio doni. Probabile ricordo delle feste tradizionali che celebravano la lotta fra le stagioni e la vittoria della Primavera sull’Inverno, che oggi ha ormai perduto tale significato originale. Anche lo scambio dei canti con i doni è assai meno sentito, in quanto i cantori preferiscono raccogliere offerte, che poi invieranno ad opere filantropiche, rendendone rigorosamente conto ai paesani. Caratteristica era in passato la reazione dei cantanti, nel caso in cui le persone visitate non aprissero la porta, non si facessero trovare in casa o non contraccambiassero, con doni o offerte, i canti. In queste ipotesi, oltre a scagliare oggetti e sassi contro la porta, il coro, da beneaugurante, si tramutava in invettiva e, il giorno successivo, nella pubblica piazza, venivano cantati i sonetti (ved. infra) con cui si mettevano alla berlina le persone che si erano rifiutate di solidarizzare con la Befana. Il gruppo dei cantori prevedeva la presenza di una o più Befane (che rimanevano rigorosamente in silenzio, per non farsi riconoscere), dei Befanotti(ved. infra), giovani variamente agghindati e mescolati ai vari accompagnatori e del miccio (ved. infra), l’asino, munito di una gerla, usata per raccogliere i doni ricevuti; oggi di questo animale è rimasto solo il ricordo (per un completo approfondimento di questa tradizione ved. Lorenza Rossi, 85 sgg). L’etimologia è, ovviamente, la stessa fornita per il vocabolo befana.