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ACCIDÈNTE
s.m.
Avvenimento imprevisto e per lo più spiacevole. Lo si sente, spesso, unito al verbo chiappa’per rafforzare un’affermazione appena fatta (mi chiappi un accidente se la lepre c’ho sbajato‘un pesava almeno cinque chili!). Gian Mirola – annotando l’espressione Mi chiappi un accidente contenuta nella poesia di Bonini, Mia lasciài chiodi ne’ buchi vecchi, 18 – esattamente la segnala come frase di meraviglia e, in altri casi, quale sinonimo di ‘parola d’onore!’ Divertentissima e chiara dimostrazione di come il vernacolo sia un linguaggio spontaneo, primitivo, che non si altera e non si attenua − o lo si accetta o lo si rifiuta − è la poesia di autore anonimo, riportata da Gian Mirola nel suo pregevole opuscolo “Il vernacolo garfagnino e i suoi poeti”, 25 sotto il titolo di Incontro, che recita: “Toh, guarda chi si vede! / È torno il mi’ parente. / Mostro come stai ben / ti pijasse un accidente!”. Dal part. pres. del verbo lat. accidere, usato fin dal Trecento (Boccaccio) nel senso di ‘caso fortuito’, ovvero di ‘colpo apoplettico’ (Borgonovo-Torelli, 22).