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SCOCCIORA’
trans. e intrans.
Coniugato come ama’. Come verbo. trans indica l’azione compiuta urtando tra loro stoviglie, piatti, bicchieri, dal che deriva un particolare, caratteristico rumore detto scoccio rio o scocciolio(ved. infra); come intrans. allude al rumore che fanno questi oggetti quando, per non esser ben fermati, a causa di spostamenti durante il loro trasporto o per analoghe circostanze, urtino fra di loro (esempio della prima accezione: ‘quando la gente dorme sarebbe ben ’un scocciora’ i piatti’, del secondo: ‘come scocciorino le buttije nel baule della machina!’). Il verbo, di chiara origine onomatopeica, si riferisce, pressoché esclusivamente, ai rumori conseguenti ad urti tra gli strumenti di cucina di vetro o di coccio: le palline della tombola nel bussolotto non scocciorino, così come i fiammiferi nella loro scatola. Nonostante la vicinanza fonetica, il vocabolo, come i successivi scoccioratura, scocciorio, ha significato assai diverso da sgocciola’, sgocciolatura, sgocciolio che indicano cose che gocciolano, cioè che lasciano cadere gocce di liquido (e che non vengono qui riportate per la loro identità con il vocabolo italiano ‘sgocciolare’ ed i suoi derivati). Probabile derivazione da coccio.