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SAGRÀTO
s.m.
Certamente il vocabolo indica lo spiazzo o l’area antistante la Chiesa, ma l’accezione più tipica del dialetto garf. è quella di ‘imprecazione, bestemmia’ (Pennacchi, Il Togno e il censimento, 96: “….l’apritte appena, die’ un’occhiata drento, / mi guardò in faccia e ci stiacciò un sagrato”. Ancora Pennacchi, Il Togno e l’ultimo tango, 133: “Se fussi giovinotto... ci potrei rimedià una scrittura / per di’ sagrati nell’Ultimo tango”. Bonini, Nun si po’ più gnanco biastimà, 73: “Purtroppo, adesso, mondo e po’assassin, / mjerà tirà i sagrati in un canton / perché li fan paga’ più d’un cinquin”). Da sacratum(cosa sacra) part. pass. di sacrare.