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PÙLCIA
s.f.
Pulce. Come per falcia, nocia ecco un altro caso di passaggio di un vocabolo dalla terza alla prima declinazione (dalla desinenza in ‘e’ a quella in ‘a’). Ricordiamo, a proposito di questa parola, l’espressione pulcia che fai? relativa ad un divertimento assai comune un tempo tra i ragazzi. Due di questi si mettevano schiena contro schiena, intrecciando tra loro le braccia. Uno quindi si piegava in avanti, caricandosi l’amico sulle spalle chiedendogli: “Pulcia, che fai?”. Alla domanda, l’altro doveva rispondere: “Son qui che dormo”. Toccava quindi al primo replicare: “Sta su che è giorno”. Detto questo le parti si invertivano ed era il secondo ragazzo a chinarsi in avanti prendendo sulle spalle il compagno per procedere alla riportata tiritera. Il gioco continuava finché i due non si stancavano. Dal lat. pulex ‘pulce’ di origine indoeuropea (Diz. Etimol. Rusconi, 800).