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FORÓN 2
s.m.
Attrezzo usato dai contadini per sgranare le pannocchie di granoturco. Nello Guido Poli ne dà la seguente, precisa definizione: “Attrezzo di legno di castagno del diametro uguale a quello del manico di una scopa, della lunghezza dai 30 ai 35 cm. Siccome veniva costruito da chi lo usava, era fatto in proporzione alla sua altezza. Ad una estremità, distante circa 5 cm., veniva fatto un foro per infilarvi un cordino; si univano le due estremità e questo cerchio (di corda) veniva infilato in un piede. All’altra estremità – ad una distanza di 6-7 cm. – veniva piantato un chiodo che doveva oltrepassare tutto lo spessore del legno per tutta la lunghezza del chiodo, la cui punta veniva piegata verso il basso e il foron era pronto per l’uso. Si infilava il cordino di solito nel piede sinistro, si impugnava (l’attrezzo) con la mano sinistra sotto al chiodo; si prendeva con la destra una rappa, si fregava pigiando sulla punta del chiodo e la rappa si sgranava. Siccome vi restavano attaccati ancora diversi granelli, un altro gruppo di volontari completava l’opera sgranando le rappe con le mani”.Mentre l’etimologia della voce precedente è intuitiva (da ‘forare’), quella della presente parola ci risulta sconosciuta: in via di pura ipotesi si potrebbe pensare di ricollegare il vocabolo al buco (foro) che si praticava nel legno.