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FANGARÚJO
s.m.
Fanghiglia. Il vocabolo è impiegato nella poesia Gneva, riportata a pagina 24 dell’opuscolo del Gian Mirola, che rintracciò il componimento sul settimanale della diocesi di Massa-Carrara, Vita Apuana (anno II n° 8, del 24 febbraio 1952): “C’è diaccio per le strade, un fangaruio/ da restà pianti in tera / come in un campo sodo / un zingo di granturco”. L’autore della poesia si firma con lo pseudonimo Garf: Gian Mirola, nell’osservare che “il ritmo è incalzante e il pensiero scorrevole”, ci rivela come sotto lo pseudonimo si nasconda Luciano Aloisi, noto anche come pittore.