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FACCÈNDA
s.f.
Letteralmente ‘le cose da fare‘, corrispondendo il vocabolo esattamente (tranne che per la doppia .) al gerundivo neutro plur. del verbo lat. facere. Nella lingua italiana la parola ha una valenza amplissima, assumendo quasi lo stesso esteso e generico significato di ‘cosa’, di ‘attività’ e, dunque identifica: il lavoro in genere, il lavoro agricolo, i traffici commerciali, le gestioni amministrative, gli affari di Stato, le azioni di guerra e le manovre politiche e militari e può venir usata anche quale sinonimo di ‘commissione’, ‘fatto noioso od increscioso’, ‘vicenda di vario genere’, ‘intrigo o cosa intricata’, ‘passione amorosa’, ‘fatto significativo’, ‘bisogno o necessità’, ‘notizia’. Nel dialetto della Garfagnana il termine ha un significato più ristretto e specifico perché allude principalmente ai lavori domestici (fa’ le faccende significa‘sistemare, rigovernare la cucina, la casa‘. Cfr. Pennacchi, il Togno e la Garfagnana moderna, 90/91: “In casa c’enno le televisioni / diaccere, macchinette per lavà / che per fa’ le faccende e argovernà / basta esse boni a spinge d’i bottoni”). In alcuni casi, inoltre, il vocabolo può esser riferito ad una questione complicata o singolare.