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EPPO’
avv.
Poi, eppoi, dopo, appresso, sia in ordine di tempo che di luogo. L’espressione ha tuttavia un valore rafforz. rispetto al semplice poi, nel senso di ‘e ancora, inoltre’. Il giornale “La Garfagnana” pubblicò una poesia intitolata La rivoluzione, a firma REBER ove si legge: “Autunno, inverno, primavera, ’state eppò da capo” (cfr. Bonini, I becuri, 26: “Eppò nel tempo che se li covava / era S. Marco…”. Dall’unione dei due termini latini et ‘e’ con post, dopo, letteralmente ‘e poi’: questa derivazione etimologica e la traduzione italiana inducono a ritenere che sia più corretto scrivere l’avverbio con l’apostrofo, anziché con l’accento sulla . finale, nonostante la diversa grafia adottata da molti poeti dialettali.