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CATÒRCIO
s.m.
Il significato proprio di ‘chiavistello’ si è ormai quasi perduto ed il vocabolo, in garfagnino, ha assunto il valore di meccanismo, macchinario strumento ormai obsoleto, maltenuto e funzionante a fatica (in du’ pensi d’ariva’ con quel catorcio di machina?). Si sente anche per indicare una persona spesso malata, di costituzione debole e delicata. Dal lat catochium, a sua volta derivato dal gr. katòxion ‘chiavistello’. Per Devoto-Oli. 429 il vocabolo deriva da un incrocio fra un ant. catro ‘cancello’ e torcere.