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BÈLLO
agg.
Bello, piacevole (eliso davanti a vocale bell’anima, bell’amico e troncato davanti a consonante che non sia ‘s impura’, ‘z’, ‘gn’, ‘sc’bel can, bel prado). Al plur. fa bei davanti a consonante (sovente con elisione della . e raddoppio della successiva consonante, avvertibile, in specie nel linguaggio parlato, be’ mmi’ tempi) e begli davanti a vocale, .s impura’, ‘gn’, ‘pn’, ‘ps’, ‘sc’, ‘z’ (davanti a vocale molto spesso si ha l’elisione della ., begl’ominio bej’omini). Caratteristiche le espressioni bel mi’..., bella mi... impiegate per manifestare il rimpianto verso qualcosa (Bella mi’ estate) ed anche nel significato di ‘caro mio, cara mia’ (Pennacchi, Il Togno e il censimento, 96: “Dovrei pijarti a stiaffi, bel mi’ Togno”; Santini, Elezioni amministrative, 29: “La mejo, bel mi’ Marco, a me mi pare…”; Bonini, Bella mi’ farina di neccio, 45). Dal lat. bellus, sostituitosi a pulcher; così Palazzi, 152. Mestica, 189 è più meticoloso: anch’egli lo fa derivare da bellus, spiegando però trattarsi di un dimin. di benus, (antiq. di bonus) da cui sarebbe derivato benulus, quindi benluse da ultimo, appunto bellus. Devoto-Oli, 266 confermano l’etimologia dal latino bellus, che però ritengono costituisca un antichissimo dimin. di bonus.