Dizionario garfagnino

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ASSASSÍN

s.m.

Assassino. Individuo che ha ucciso un’altra persona, ma nel dialetto garf. l’espressione ha un significato meno assoluto che in italiano ed è più spesso impiegata nell’accezione generica di ‘fuorilegge, bandito’ ed anche, scherzosamente, di ‘birbante, briccone’ (Bonini, Eppo’ dichino chi i morti nun tornino, 90: “Cusì, senza tanti cumprimenti, / mi fece snocciorà più d’un cinquin / per le messe e per j altri sacramenti / che occorrin per fa’ santo un assassín”). Battaglia, I, 750 e Devoto-Oli, 194 fanno derivare il termine dall’arabo hassasin, fumatore di ‘hashish’ e poi ‘milite fanatico, sicario’, senza spiegare la storia del vocabolo, attentamente riferita invece da Mestica, 133: “È parola storica perché ‘assassini’ furono detti i componenti di una setta musulmana, religiosa e militare, stabilitasi verso la fine del sec. XI nelle montagne della Persia, sotto un duce, detto ‘Il Vecchio della Montagna’, il quale disponeva i suoi seguaci alla più assoluta ubbidienza, a uccisioni e ruberie, con la promessa del gaudio eterno, e inebriandoli con una bevanda detta ‘hascisc’, donde il loro nome, “hasciscin”. Il Diz. Etimol. Rusconi, 94 conferma questa tesi, aggiungendo qualche altro particolare. Di questa setta e delle efferatezze dei suoi componenti si trova un’interessante descrizione nel ‘Milione’ di Marco Polo.